Piero Indrizzi - Pittore

domenica 29 novembre 2009

Pippotta


martedì 6 ottobre 2009

Beaudelaire


mercoledì 30 settembre 2009

Grande Jo Jo


mercoledì 23 settembre 2009

Manara


domenica 20 settembre 2009

Aforismi di Woody Allen.

 Il mio primo film era così brutto, che in sette stati americani aveva sostituito la pena di morte.


 Che cosa non mi piace della morte? Forse l'ora.

 Il ballo è una manifestazione verticale di un desiderio orizzontale.

 La psicanalisi è un mito tenuto vivo dall'industria dei divani.

 Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è una delle migliori.

 Il mondo si divide in buoni e cattivi. I buoni dormono meglio ma i cattivi, da svegli, si divertono molto di più.

 Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile.

venerdì 18 settembre 2009

Cesare Pavese


"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi"



Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.

Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.


Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

giovedì 17 settembre 2009

Meditate gente, meditate!!

Sempre libero arbitrio

Non voglio quindi asserire che bisogna accettare tutto quello succede nel mondo senza cercare di intervenire sulla realtà facendosi schermo del fatto che tutto è predeterminato, la nostra volontà (o quello che noi riteniamo essere tale) va usata perché così possiamo ottenere dei risultati utili modificando il contesto, la realtà in cui viviamo, solo dobbiamo stare attenti a non credere che tale volontà si possa identificare con un fantomatico libero arbitrio che non può mai esistere se non nei sogni e nelle farneticazioni dei peggiori "filosofi" e teologi, quelli cioè che partono non dai dati in nostro possesso per dimostrare qualcosa, ma che partono invece direttamente da quello che vogliono dimostrare e poi si arrampicano sugli specchi per portare a termine la loro dimostrazione.

martedì 15 settembre 2009

Se una cosa ti piace lasciala,
se torna è sempre stata tua,
se non torna non è mai stata tua.

lunedì 14 settembre 2009

Piero e la Carlina

Bell'età!!

Non sono carini????

Ancora peggio chi va dicendo: bello non essere mal nato, ma, nato, al più presto varcare la soglia della morte.


Una ferma conoscenza dei desideri fa ricondurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla perfetta serenità dell'animo, perché questo è il compito della vita felice, a questo noi indirizziamo ogni nostra azione, al fine di allontanarci dalla sofferenza e dall'ansia.

Una volta raggiunto questo stato ogni bufera interna cessa, perché il nostro organismo vitale non è più bisognoso di alcuna cosa, altro non deve cercare per il bene dell'animo e del corpo. Infatti proviamo bisogno del piacere quando soffriamo per la mancanza di esso. Quando invece non soffriamo non ne abbiamo bisogno.

Per questo noi riteniamo il piacere principio e fine della vita felice, perché lo abbiamo riconosciuto bene primo e a noi congenito. Ad esso ci ispiriamo per ogni atto di scelta o di rifiuto, e scegliamo ogni bene in base al sentimento del piacere e del dolore.

E' bene primario e naturale per noi, per questo non scegliamo ogni piacere. Talvolta conviene tralasciarne alcuni da cui può venirci più male che bene, e giudicare alcune sofferenze preferibili ai piaceri stessi se un piacere più grande possiamo provare dopo averle sopportate a lungo.

Ogni piacere dunque è bene per sua intima natura, ma noi non li scegliamo tutti. Allo stesso modo ogni dolore è male, ma non tutti sono sempre da fuggire.

(Epicuro)
Il vero saggio, come non gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La vita per lui non è un male, né è un male il non vivere. Ma come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce.


Chi ammonisce poi il giovane a vivere bene e il vecchio a ben morire è stolto non solo per la dolcezza che c'è sempre nella vita, anche da vecchi, ma perché una sola è la meditazione di una vita bella e di una bella morte.
Non esiste nulla di terribile nella vita per chi davvero sappia che nulla c'è da temere nel non vivere più. Perciò è sciocco chi sostiene di aver paura della morte, non tanto perché il suo arrivo lo farà soffrire, ma in quanto l'affligge la sua continua attesa. Ciò che una volta presente non ci turba, stoltamente atteso ci fa impazzire. La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c'è, i morti non sono più. Invece la gente ora fugge la morte come il peggior male, ora la invoca come requie ai mali che vive. (Epicuro)

Douce poison

sabato 12 settembre 2009

E’ più importante il viaggio che la meta.
Solo confrontandosi con la solitudine si trova se stessi (Baracan)
L’amore è un crimine che richiede un complice. (Beaudelaire)

giovedì 10 settembre 2009

Scrivere per se stessi, poiché chi scrive per gli altri presume di aver raggiunto verità da trasmettere e questo si è dimostrato non solo fallace ma soprattutto datato nel tempo.



Essere sintetici anche se condensare in poche pagine quello che si è appreso non è facile.


Un metodo per esprimere quello che vorremmo comunicare può essere quello di usare parole e concetti espressi dai grandi nei quali ci riconosciamo, pur avendo presente il rischio di travisarne il significato: ma la frase tagliente o l’aforisma spesso riescono a trasmettere molto più di un intero saggio.

Simone (l'autore)

Grande William (Sarà italiano?)

Hamlet

To be, or not to be- that is the question:
Whether 'tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune
Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing end them ?
To die- to sleep- No more;
and by a sleep to say we end
The heartache, and the thousand natural shocks
That flesh is heir to.
'Tis a consummation
Devoutly to be wish'd.
To die- to sleep.
To sleep- perchance to dream: ay, there's the rub!
For in that sleep of death what dreams may come
When we have shuffled off this mortal coil,
Must give us pause.
There's the respect
That makes calamity of so long life.
For who would bear the whips and scorns of time,
Th' oppressor's wrong, the proud man's contumely,
The pangs of despis'd love, the law's delay,
The insolence of office, and the spurns
That patient merit of th' unworthy takes,
When he himself might his quietus make
With a bare bodkin?
Who would these fardels bear,
To grunt and sweat under a weary life,
But that the dread of something after death-
The undiscover'd country, from whose bourn
No traveller returns- puzzles the will,
And makes us rather bear those ills we have
Than fly to others that we know not of?
Thus conscience does make cowards of us all,
And thus the native hue of resolution
Is sicklied o'er with the pale cast of thought,
And enterprises of great pith and moment
With this regard their currents turn awry
And lose the name of action.- Soft you now!

The fair Ophelia!-
Nymph, in thy orisons
Be all my sins rememb'red.

Costantino Kavafis

TORNA


Ritorna ancora e prendimi,
amata sensazione, ritorna e prendimi,
quando si ridesta viva la memoria
del corpo, e l’antico desiderio di nuovo si versa nel sangue,
quando le labbra e la pelle ricordano, e la carne,
e le mani come se ancora toccassero.
Ritorna ancora e prendimi, la notte,
quando le labbra ricordano, e la carne…

Normalità

Le regole che stabiliscono le strutture sociali nelle quali l’insieme dei sistemi nervosi degli uomini di un’epoca, temporanei eredi degli automatismi culturali di coloro che li hanno preceduti, imprigionano il bambino fino dalla nascita, lasciando a sua disposizione solo un armadio pieno zeppo di giudizi di valore. Essendo quei giudizi di valore la secrezione del cervello delle generazioni precedenti, la struttura ed il funzionamento di questo cervello sono le cose più universali da conoscere. Acquisita tale conoscenza, sia pure imperfetta, ogni uomo saprà esprimere solo una semplice motivazione, quella di rimanere normale.


Normale, non rispetto alla maggioranza che, sottomessa inconsciamente a giudizi di valore con finalità sociologica, è costituita da individui perfettamente anormali rispetto a se stessi.

Sempre sull'oggettività

Sono oggettive solo le leggi generali capaci di organizzare le strutture. Possono essere considerati oggettivi solo i meccanismi invarianti che presiedono al funzionamento dei sistemi nervosi comuni alla specie umana.


Tutto il resto non è altro che l’idea che abbiamo di noi stessi, che tentiamo di imporre a coloro che ci circondano e che si riduce quasi sempre a quella costruita in noi da coloro che ci circondano.

Da questo ne discende che qualunque cosmologia, qualunque immagine dell’universo è vincolata all’origine antropocentrica della conoscenza dei processi e dei sistemi del cosmo. Le conoscenze della specie umana nascono centrate su scale spaziali e temporali assai precise e limitate, commisurabili alle esperienze sensoriali ed alle strutture naturali dell’intelligenza. Ogni estensione delle conoscenze è quindi inevitabilmente problematica.

Alleggeriamo l'atmosfera

Niente

E’ opportuno fare mente locale su cosa rappresenti ognuno di noi in relazione agli 82 miliardi di uomini che sono passati sulla terra sino ad oggi, praticamente niente se non il nome e le opere di alcuni di essi (una minoranza quasi irrilevante). Siamo niente che esce dal niente e rientra nel niente.


Il cammino dell'uomo è una lunga, a volte tortuosa strada per sostituire al caos incontrollabile della "cosa in sé" qualcosa che possiamo dominare e modificare; sostituendo così all'incubo il sogno felice mediante la funzione di copertura che prospettive religiose o morali esercitano sull’indifferenza della natura verso l’uomo.

Bisogna per prima cosa prendere atto che ogni pensiero, ogni giudizio, ogni pseudoanalisi logica esprimono solo i nostri desideri inconsci, il tentativo di valorizzarci di fronte a noi stessi ed ai nostri contemporanei.

Quindi non è oggettiva la valutazione dei fatti che si registrano all’interno del nostro sistema nervoso.

Realismo depresso

Sembra che molte persone “normali”, per sentirsi bene, distorcano le proprie percezioni in senso positivo. La loro visione di vita attraverso “lenti rosate” conduce quelle persone ad essere meno realistiche, ma produce comunque maggiore felicità della più realistica ma deprimente alternativa. In pratica sembra accertato che l’ottimismo si basi su percezioni più distorte di quelle su cui si fonda il “realismo depresso” e quindi è questo che dovrebbe essere curato in quanto distorsione della realtà.

mercoledì 9 settembre 2009

Orlando Orlandi (su Soldatino)

Grande Nello Bellei!!!

Che mamma!!!!

Sarah

martedì 8 settembre 2009

François de La Rochefoucauld

L'assenza affievolisce le passioni mediocri e aumenta le grandi, come il vento spegne le candele e ravviva il fuoco.

Tutti abbiamo forza sufficiente per sopportare i mali altrui.

La costanza dei saggi non è altro che l'arte di tenere la propria agitazione prigioniera nel cuore.

La durata delle passioni, come la durata della vita, non dipende da noi.

L'amor proprio è il più grande di tutti gli adulatori.

La passione fa sovente un pazzo dell'uomo più abile, e rende spesso abili i più sciocchi.

La gelosia è in un certo senso giusta e ragionevole, poiché tende solo a conservare un bene che ci appartiene, o che crediamo ci appartenga; mentre l'invidia è un furore che non può sopportare il bene altrui.

La moderazione delle persone felici deriva dalla calma che la buona sorte conferisce al loro carattere.

I mediocri condannano tutto ciò che non è alla loro portata.

Sono necessarie maggiori virtù per sostenere la buona sorte piuttosto che la cattiva.

Promettiamo secondo le nostre speranze e manteniamo secondo le nostre paure.

Se non avessimo difetti, non proveremmo tanto piacere a notare quelli degli altri.

L'interesse, che acceca gli uni, illumina gli altri.

Coloro che si applicano troppo alle piccole cose, diventano solitamente incapaci delle grandi.

E' più vergognoso diffidare dei propri amici che esserne ingannato.

La lusinga è una moneta falsa che ha corso solo grazie alla nostra vanità.

E' meglio impiegare la nostra mente a sopportare le sventure che ci capitano che a prevedere quelle che ci possono capitare.

Primo amore

Ragazzo del '99 (mio padre)

Occhi

Catullo

Vita e amore a noi due Lesbia
E ogni acida censura di vecchi
Come un soldo bucato gettiamo via.
Il sole che muore rinascerà
Ma questa luce nostra fuggitiva
Una volta abbattuta, dormiremo
Una totale notte senza fine.
Dammi baci cento baci mille baci
E ancora baci cento baci mille baci!
Le miriadi dei nostri baci
Tante saranno che dovremo poi
Per non cadere nelle malìe
Di un invidioso che sappia troppo,
Perderne il conto scordare tutto

domenica 6 settembre 2009

CHIESA

Bisogna mettersi d'accordo sulle premesse: e' l'uomo solo uno sbaglio di dio o dio solo uno sbaglio dell'uomo? (F.Nietzche)

La fede e' un recinto di tabu. Scienza e fede non hanno nulla in comune. (....)

L'uomo non raggiungera' mai la perfezione ma trova la sua missione nel perfezionamento. (J.G.Fichte)

Consultando abbastanza esperti si puo' trovare conferma a qualsiasi opinione. (....)

La fede e' paradosso, la ragione e' evidenza logica. (Kierkegaard)

Oggi non e' piu' la fede che muove le montagne ma la tecnologia. (....)

Le caste religiose sono istituzioni chiuse in se stesse con l'unico scopo dell'autoconservazione. (....)

A proposito di amore e di tolleranza: Tommaso di Torquemada, nel 1483, processo' 17.000 persone di cui 2000 furono arse vive. (....)

I cattolici non hanno mai smesso di aver paura di Giordano Bruno; (...avete piu' paura voi di me). E' una patata che scotta da molti secoli e la chiesa non sa come liberarsene; con Galileo Galilei e' stato piu' facile. (....)

La chiesa oggi e' una importante istituzione di potere economico-finanziario giuridicamente organizzata. (....)

La democrazia e' un mito, pero' e' un mito che serve ed ha il vantaggio di far contare le teste invece di tagliarle. (L.Einaudi)

Se devo essere punito per aver subordinato la fede alla ragione allora sono pronto..... (Voltaire)

Il problema dell'umanita' e' che gli stupidi sono sempre molto sicuri mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. (B. Russel)

Ci sono tanti massacri ed orrori nella Bibbia, compiuti per volere o in nome di un ipotetico dio, che viene facile pensare che questo dio sia stato concepito e creato ad immagine e somiglianza dell'uomo e non viceversa. (....)

FIRENZE

Dopo la proclamazione del dogma della infallibilita' del papa (18/7/1870), Metternich ha definito Pio IX come uomo saldo di cuore, debole di cervello e privo completamente di buon senso.

(Metternich)

CIORAN

 Talvolta si vorrebbe essere cannibali, non tanto per il piacere di divorare il tale o il talaltro, quanto per quello di vomitarlo.

La conversazione è feconda soltanto fra spiriti dediti a consolida-re le loro perplessità.

Dio: una malattia dalla quale immaginiamo di essere stati curati perché nessuno ai nostri giorni ne rimane vittima.

Nei momenti critici una sigaretta porta più sollievo che i vangeli.

Il male, al contrario del bene, ha il duplice privilegio di essere affascinante e contagioso.

Un tempo, davanti a un morto, mi chiedevo: "A che gli è servito nascere?". Ora mi faccio la stessa domanda davanti a ogni vivo.

Ammettendo l'uomo la natura ha commesso molto più di un errore di calcolo: un attentato a se stessa.

Quando si sa che ogni problema è un falso problema si è pericolosamente vicini alla salvezza.
L'unico modo di conservare la propria solitudine è di offendere tutti, prima di tutti, coloro che si ama.
Colui che avendo frequentato gli uomini si fa ancora delle illusio-ni sul loro conto, dovrebbe essere condannato alla reincarnazio-ne.

(Emil Cioran)

Consigli

"Nulla è meno sincero del modo di chiedere e dare consigli. Chi ne chiede sembra avere una deferenza rispettosa verso i sentimenti del suo amico, benché pensi soltanto a fargli approvare i suoi, e a farne il garante della sua condotta. Chi consiglia, ripaga la fiducia che gli si accorda con uno zelo ardente e disinteressato, quantunque nei suoi consigli il più delle volte non cerchi altro che il proprio tornaconto o la gloria"

(La Rochefoucauld )

Cargo

Spiaggia

sabato 5 settembre 2009

Seconda moglie.

Seconda moglie.

La vita

Le persone intelligenti amano i paradossi. Sarà perché il paradosso rappresenta una forma particolarmente elaborata di ragionamento logico, sarà perché in genere queste persone hanno il gusto della battuta e amano sbalordire, sarà perché il paradosso rende più accettabile l'incongruenza della vita e sembra svelarne qualche retroscena.

Paola

Prima moglie: mamma mia!!!!

Scrivere per se stessi, poiché chi scrive per gli altri presume di aver raggiunto verità da trasmettere e questo si è dimostrato non solo fallace ma soprattutto datato nel tempo.

Essere sintetici anche se condensare in poche pagine quello che si è appreso non è facile.

Un metodo per esprimere quello che vorremmo comunicare può essere quello di usare parole e concetti espressi dai grandi nei quali ci riconosciamo, pur avendo presente il rischio di travisarne il significato: ma la frase tagliente o l’aforisma spesso riescono a trasmettere molto più di un intero saggio.


Painting

Firenze

Shiva

venerdì 4 settembre 2009

L'amore è fecondo di molto miele e di molto fiele.
(Tito Maccio Plauto)

Amore

L'amore è attesa di una gioia che quando arriva annoia.
(Leo Longanesi)

Sempre amore

L'amore può dar forma e dignità a cose basse e vili, e senza pregio; chè non per gli occhi Amore guarda il mondo, ma per sua propria rappresentazione, ed è per ciò che l'alato Cupido viene dipinto col volto bendato.
(William Shakespeare)

Happiness

Happiness is like a butterfly;
the more you chase it,
the more it will elude you;
but if you turn your attention
to other things
it will come and sit softly
on your shoulder.

(Thoreau)

Detto latino

"semel in anno licet insanire"
Letteralmente: una volta durante l'anno a tutti è permesso fare qualcosa di pazzo. Una giustificazione per feste come il Carnevale o anche per azioni fuori delle regole che tutti abbiamo il diritto di compiere (non spesso, però).

L'amore

L'amore e il sesso stanno bene insieme, e va bene anche il sesso senza amore, e l'amore senza il sesso. Sono l'amore e il sesso individuali che vanno male. (Andy Warhol)

L'amore

L'amore [...] Fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta. (Giuseppe Tomasi di Lampedusa)

Classificazione dei Blog (Boring Loads of Guffs)

Un esperto di informatica ha classificato i blog in cinque categorie:
1) Disperati tentativi di ottenere un contratto editoriale.
2) Inutile duplicazione di articoli che appaiono sulla stampa nazionale.
3) Pensieri rabbiosi di anziani pensionati in pigliam.
4) Futili commenti di persone che credono che le loro opinioni contino davvero.
5) Terrificanti squarci delle menti di teenager frustrati.
(Ci sono naturalmente delle eccezioni)

giovedì 3 settembre 2009

IL PASSERO SOLITARIO.

D’in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
Sì ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell’anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de’ provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch’omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s’allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell’aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all’altrui core,
E lor fia vóto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.

Addio uomo: farai la fine dei dinosauri

Sos pianeta terra.
Una ricerca americana commissionata dall'Onu: troppe offese all'ecosistema, la nostra razza ha gli anni contati.

NEW YORK - Sos pianeta Terra. E stavolta non è l'ennesimo allarme ecologico sulle lontane conseguenze dell'effetto serra o del buco nell'ozono: una mega-ricerca commissio-nata dall'Onu a 175 scienziati di tutti i Paesi del mondo i cui primi risultati verranno presentati all'assemblea generale riunita a New York il 22 aprile 2000, Giornata della Terra, dimostra che non è più solo l'ambiente a soffri-re, ma l'umanità stessa. Che non muoiono soltanto le testuggini del Pacifico, il ghepardo africano o le tigri del Bengala, ma la stessa razza umana rischia l'estinzione.
In base allo studio intitolato «Pilot analysis of global ecosystems» (Analisi pilota degli ecosistemi globali) ed elaborato dal World Resources Insitute per l'Unap, agenzia per l'am-biente delle Nazioni unite si scopre che i il nostro pianeta sta collassando.
Quest'alba del secondo millennio mostra tutti i tipici segni delle sei estinzioni di massa precedenti, quando la vita venne spazzata via dal pianeta quasi completamente per ripartire poi da zero. L'ultima delle sei estinzioni è stata quella famosa dei dinosauri, scomparsi dalla faccia della terra circa 65 milioni di anni fa. Anche allora, come oggi, il primo passo era stata la distruzione della biodiversità: prima dei grandi dinosauri erano sparite innumerevoli altre specie di cui ci restano poche, ma chiare, tracce. Noi siamo già in questa fase: «Al ritmo attuale spiega il biologo E.O. Wilson entro due o tre decenni, al massimo alla fine del secolo, metà delle specie esistenti saranno estinte». In sostanza, siamo nel bel mezzo della settima estinzione di massa dalla quale verremo travolti anche noi esseri umani, se non ci fermiamo prima. Ma quando si arriva al punto di non ritorno?
Per molti ecosistemi questo punto è già stato raggiunto o sta per esserlo in tempi brevi. Lo dimostrano i disastri che sono già in atto. Milioni di abitanti del Sud-Est asiatico costretti a tapparsi in casa per settimane da un'enorme nube nera che oscura il sole, alzatasi dal devastante rogo delle foreste del Borneo; 4mila morti e 14 milioni di senza tetto a causa delle alluvioni seguite alla deforestazione in Cina; trentamila morti nelle favelas sudamericane sommerse dal fango; migliaia di morti in Etiopia dove non piove da tre anni; trentamila canadesi costretti a emigrare dal collasso della pesca al merluzzo.
L'inquinamento ormai senza ritorno delle falde acquifere (e il consumo di acqua è sestuplicato nell'ultimo secolo) e la distruzione delle aree costiere da cui dipende in gran parte la vita dei pesci e anche quella di circa due miliardi di persone fa prevedere un collasso imminen-te anche per questi due ecosistemi, mentre lo sfruttamento dei terreni agricoli è talmente deva-stante che tre quarti delle aree coltivate sono destinate a diventare un deserto privo di risorse.

Su tutto ciò troneggia una razza umana in agghiacciante crescita (cent'anni fa eravamo 1 miliardo e seicento milioni, oggi siamo quasi sei miliardi e cento milioni), che rischia ben presto di arrivare al suo capolinea.

Di Elena Corelli

Ancora

Il libero arbitrio

Il libero arbitrio è uno dei tanti controsensi o dogmi delle religioni e delle filosofie che è basato fondamentalmente su un sentire legato al cosiddetto senso comune, un sentire che non viene però neanche minimamente analizzato su base razionale. Non voglio screditare del tutto i nostri sensi, sentimenti o sensazioni, voglio solo dire che debbano essere anche passati al vaglio dell'intelletto prima di fare delle affermazioni categoriche (e pertanto potenzialmente pericolose). Così come la terra, se non si osservassero certi fenomeni o non si avessero certe conoscenze, sulla base di un malinteso senso comune potrebbe sembrare piatta, così come il nostro mondo potrebbe sembrare a tre dimensioni invece che a quattro, così potrebbe essere facile credere che l'uomo sia dotato di della capacità di scegliere, di determinare le proprie azioni solo in base alla propria volontà, indipendente-mente da qualsiasi cosa che possa chiamarsi divinità, fato, destino prestabilito, ordine naturale dellecose ...... credere in breve che l'uomo sia dotato di "libero arbitrio".

L'esistenza del libero arbitrio è un pregiudizio dei più radicati, perché è spesso alla base (a volte come presupposto non dichiarato) non solo delle più "alte" filosofie, ma anche dei ragionamenti più spiccioli. Gran parte delle nostre azioni e reazioni sono basate sul fatto che ogni persona con cui ci relazioniamo sia dotata di libero arbitrio e per questo suscettibile di essere rimproverata, lodata, biasima-ta, giudicata, condannata, messa in prigione, messa sul podio, esaltata ... Tutto ciò è ovviamente umano, fin troppo umano, e se non ci comportassimo nella vita pratica in tante occasioni "come se" il libero arbitrio esistesse, sembreremmo comportarci "da pazzi" e non riusciremmo a raggiungere certi fini. Ma da un pun-to filosofico più alto, più razionale, la negazione del liberto arbitrio porta alla negazione di qualsiasi giustificazione filosofica per il senso del peccato e della vendetta, per il senso di colpa e per l'autocelebrazione, per le morali dogmatiche, religiose e secolari. Di fronte alla negazione del libero arbitrio e quindi del concet-to di colpa, e quindi via via del concetto di peccato, di onore ... cadono ad uno ad uno tutti i più biechi pregiudizi su cui il potere religioso e temporale hanno basa-to la repressione di innocui piaceri terreni predicando al loro posto odio e intol-leranza.
Provate a immaginarvi delle crociate, delle guerre di razza o di religione, provate a immaginarvi il fanatismo razzista e nazista in un mondo in cui l'uomo non crede nel libero arbitrio ... La negazione del libero arbitrio porta alla negazione di ogni motivo per sentirsi migliori o peggiori degli altri proprio perché mostra che non si è (se non apparentemente) artefici di sé stessi; così la negazione del libero arbitrio , ben lungi dal "distruggere la morale" con la negazione dei meriti e delle colpe, apre la strada alla comprensione. Negare il libero arbitrio è un primo passo verso una strada che porta a comprendere ogni azione umana in base alle cause che la determinano, proprio il contrario della tanto decantata "morale" tradizionale che semplifica tutto con uno sbrigativo giudizio di condanna o di esaltazione. In que-sto senso mi sembra di poter affermare che una filosofia fondata sulla negazione del libero arbitrio è una filosofia dell'umanesimo, dell'amore e della comprensione.
Ribadisco, in certi casi il libero arbitrio è "come se" venisse a tutti gli effetti tacitamente riconosciuto, l'uomo non può (non ce la fa proprio, a meno di essere inumano) agire sempre essendo cosciente che i suoi simili non siano dotati di tale arbitrio, ma quel "come se" va analizzato con attenzione per evitare assurde confusioni, ed è qualcosa che mi prometto di fare più in là. (non ricordo l'autore)

Metastasio

Se a ciascun l'interno affanno
Si leggessi in fronte scritto
Quanti allor che invidia fanno
Ci farebbero pieta'...

Machbeth

Out, out, brieh candle!
Life’s but a walking shadow, a poor player
That struts and frets his hour upon the stage,
And then is heard no more. It is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing

Spegniti, spegniti, breve candela!
La vita non è che un’ombra che cammina, un povero attore
che si atteggia e si agita sulla scena per la sua ora,
e poi non se ne sente più nulla. E’ un racconto
raccontato da un idiota, pieno di rumore e di furore,
che non significa nulla.

martedì 1 settembre 2009

Freud

“L’uomo si troverà certamente in una situazione difficile, dovrà confessare a se medesimo la propria totale impotenza, la propria irrilevanza nella compagine dell’universo, cesserà di essere il centro della creazione, né sarà più l’oggetto di tenere cure di una benevola provvidenza. Sarà nella stessa situazione del bambino che ha lasciato la casa paterna nella quale stava così protetto e così comodo. Ma non è forse vero che lo stadio dell’infanzia è destinato a essere superato? L’uomo non può rimanere sempre bambino, deve alla fine avventurarsi nella “vita ostile”. (Sigmund Freud)

Libero arbitrio

Sul così detto .

E’ sempre decisivo partire da definizioni chiare e non ambigue, quelle che seguono sono le accessioni di comuni dizionari della lingua italiana: la definizione esatta e condivisa della espressione è quindi essenziale al fine di sapere esattamente di cosa stiamo parlando.

 Libertà in senso lato: condizione di chi non subisce controlli, costrizioni, coercizioni, impedimenti e simili; possibilità di agire in modo autonomo senza condizionamenti.
 Volontà: facoltà di volere, capacità di decidere ed iniziare una certa azione.
 Arbitrio: [vc. dotta, lat. arbitrium, da arbiter “arbitro”] – Facoltà di giudicare ed operare liberamente le proprie scelte e la propria volontà.
 Libero arbitro: possibilità da parte dell’uomo di scegliere senza essere condizionato da alcuna necessità.

Date queste premesse, non sembra fuori luogo chiedersi quale spazio possa avere il c.d. . Infatti l’uomo, così come ogni altro essere vivente:

 Non sceglie di esistere come vivente.
 Non sceglie di esistere come specie.
 Non sceglie di esistere come individuo.
 Non sceglie la propria formazione biologica.
 Non sceglie la regolazione del proprio sistema endocrino.
 Non sceglie il proprio condizionamento biologico e ambientale.
 Non sceglie il comportamento etologico di primate.
 Non sceglie il condizionamento materno e familiare.
 Non sceglie il condizionamento sociale. (*)

Da questo ne consegue che:

 L’uomo non poteva non essere che quello che è.
 Quindi tutti gli uomini non potevano non essere che quello che sono.
 E dunque la società non poteva e non può essere che quella che è.
 E la storia non poteva non essere che quella che è stata.
 La conclusione è che siamo in una trappola da cui non solo non è possibile uscire, ma all’interno della quale non abbiamo alcuna possibilità di movimento e di scelta.

(*) N.B.: E’ stato dimostrato che le ultime due voci (condizionamenti familiare e sociale) instaurano modificazioni permanenti a livello sinaptico che rimangono stabili per tutta la vita.

Ci piacerebbe che qualcuno ci spiegasse cosa sceglie l’uomo.

Budda

Non dovete credere solo perche' alcune cose sono contenute in antichi manoscritti, non dovete credere solo perche' questa e' la fede del vostro paese, non dovete crede-re solo perche' siete stati indotti a farlo dai vostri genitori e dai vostri maestri, ma ragionate sulla verita' delle cose, e se dopo averle analizzate ritenete che siano buo-ne, allora credeteci, vivete in armonia con esse ed aiutate gli altri a farlo. (Budda)

lunedì 31 agosto 2009

Blade Runner

Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire. (Roy, prima di morire)

I've seen things you people wouldn't believe. Attack ships on fire off the shoulder of Orion. I watched C-beams glitter in the dark near the Tannhauser gate. All those moments will be lost in time, like tears in rain. Time to die.

Italia

Anna Maria Ortese.

Vorrei fuggire da questo paese strano


Fatemi fuggire
da questo paese strano,
ve ne prego con le mani
giunte, fatemi
andare lontano.
Dove la gente parla
in modo buono e sereno,
dove nessuno mente,
dove nessuno trema.
In Islanda, forse,
o dove comincia il Polo,
il freddo terribile rende
gli uomini sereni e buoni.
Dove c'è il sole non posso,
non me la sento di stare,
e dove c'è folla non voglio,
non posso più abitare.
Tutte queste macchine atroci,
queste parole di minaccia,
queste scene di beffa,
questi patiboli in piazza.
L'uno a vedere come
muore l'altro. Dante vide
queste cose settecento
anni fa.
Era profeta, o grande
cronista del Futuro?
Ecco, il Futuro è giunto
Atroce, atroce Muro!
Fatemi partire subito.
voglio andare lontano,
in un paese freddo
e niente affatto cristiano.

sabato 29 agosto 2009

La razionalità

Totale uomini vissuti

In 100.000.000 anni 82.225.000.000
di cui in 90.000 anni 45.425.000.000
e negli ultimi 10.000 anni 36.800.000.000
L'attuale umanità è un sesto del totale degli uomini vissuti in 10.000 anni.

In base a dati archeologici, a dati storici antichi e a quelli demografici degli ultimi 150 anni sono state registrate sul pianeta queste presenze nelle date sotto indicate

Uomini presenti


100.000 anni fa’ 30.000
70.000 anni fa 60.000
40.000 anni fa’ 800.000
10.000 anni fa’ 8.000.000
5.000 a.C 20.000.000
3.000 a. C. 40.000.000
2.000 a. C. 60.000.000
1.500 a. C. 80.000.000
1.000 a. C. 115.000.000
500 a. C. 125.000.000
Nascita di Cristo 160.000.000
500 d. C. 255.000.000
1.000 d. C. 254.000.000
1.500 d. C. 459.000.000
1.600 583.000.000
1.750 770.000.000
1.850 1.222.000.000
1.900 1.522.000.000
1.950 2.480.000.000
1.970 4.075.000.000
1.995 5.849.000.000
2.000 6.000.000.000


I dati storici sono di A. J. Coale (il più autorevole del mondo) - Da i computer l'Autore poi ha ricavato tra le due date un coefficiente di ogni anno, calcolandolo in regressione, il risultato collimava perfettamente con quelli storici. Ha quindi ricavato e adottato un indice di natalità all'inverso, anno per anno per tutti i 100.000 anni tenendo conto della vita media per ogni periodo storico in questione esaminato, abbastanza fedelmente quantificato oggi da storici, archeologi, antropologi e biologi.
Il dato finale di 82.225.000.000 di uomini nati e vissuti sulla Terra può essere al massimo in difetto o in ecces-so dell'1%.

La domanda che mi sorge spontanea è la seguente: quanti di questi oltre 80 miliardi di uomini ha vissuto in maniera razionale ed in maniera funzionale alla sopravvivenza della specie ? Anche la risposta mi sembra scontata.

L'amore

In amore bisogna essere senza scrupoli, non rispettare nessuno. All'occorrenza essere capaci di andare a letto con la propria moglie. (Ennio Flaiano)

Costantino Kavafis

Monotonia
Segue a un giorno monotono un nuovo
giorno, monotono, immutabile. Accadranno
le stesse cose, accadranno di nuovo.
Tutti i momenti uguali vengono, se ne vanno.
Un mese passa e un altro mese accompagna.
Ciò che viene s'immagina senza calcoli strani:
è l'ieri, con la nota noia stagna.
E il domani non sembra più domani

Poem Rouge

I come from nowhere
And Lead to nowhere
And I am a wave
In the ocean of time
I do exist
I breath
And yet I don’t
I search nothing
And I find nothing more or less
Than thoughts, dreams and fatasies
I ask you
What is the Spring of my desire
The reason for my lust
How can I move forward
How do I carry on
Free from whitches, wolves and mosters
I don’t want this
I only want to be free

(Poem Rouge, Paris 2001)

venerdì 28 agosto 2009

Che mamma!!

lunedì 24 agosto 2009

Candele

Costantino Kavafis1863 - 1933

Candele

Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese
dorate, calde, e vivide.
Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.
Non le voglio vedere: m’accora il loro aspetto,
la memoria m’accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.
Non mi voglio voltare, ch’io non scorga in un brivido,
come s’allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.

La ragione dell'uomo

La ragione dell’uomo è un piccolo lumicino che illumina uno spazio infimo rispetto alla grandiosità, all’immensità dell’universo. L’unico lume legittimo, per quanto piccolo, con cui possiamo dire si o no, vero o falso, è la ragione e l’esperienza. E la domanda fondamentale: “perché l’essere e non piuttosto il nulla” ad oggi non ha avuto risposta, per cui la vera differenza non è tra l’uomo di fede e l’ateo, ma tra chi, per dare un senso alla propria vita, si pone con serietà ed impegno queste domande, e cerca la risposta, anche se non la trova, e colui cui non importa nulla, a cui basta ripetere ciò che gli è stato detto fin da bambino. (Bobbio)

Il caso e la necessità

L’uomo si troverà certamente in una situazione difficile, dovrà confessare a se medesimo la propria totale impotenza, la propria irrilevanza nella compagine dell’universo, cesserà di essere il centro della creazione, né sarà più l’oggetto di tenere cure di una benevola provvidenza. Sarà nella stessa situazione del bambino che ha lasciato la casa paterna nella quale stava così protetto e così comodo. Ma non è forse vero che lo stadio dell’infanzia è destinato a essere superato? L’uomo non può rimanere sempre bambino, deve alla fine avventurarsi nella “vita ostile”.
(Sigmund Freud)